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Studio multi-tasking: l’evoluzione della specie?

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“Eri sdraiato sul divano, dentro un accrocco spiegazzato di cuscini e briciole. Annoto con zelo scientifico, e nessun ricamo letterario. Sopra la pancia tenevi appoggiato il computer acceso. Con la mano destra digitavi qualcosa sullo smartphone. La sinistra, semi-inerte, reggeva con due dita, per un lembo, un lacero testo di chimica, a evitare che sprofondasse per sempre nella tenebrosa intercapedine tra lo schienale e i cuscini, laddove una volta ritrovai anche un würstel crudo, uno dei tuoi alimenti prediletti. La televisione era accesa, a volume altissimo, su una serie americana nella quale due fratelli obesi, con un lessico rudimentale, spiegavano come si bonifica una villetta dai ratti. Alle orecchie tenevi le cuffiette, collegate all’iPod occultato in qualche anfratto: è possibile, dunque, che tu stessi anche ascoltando musica. Non essendo quadrumane, non eri in grado di utilizzare i piedi per altre connessioni; ma si capiva che le tue enormi estremità, abbandonate sul bracciolo, erano un evidente banco di prova per un tuo coetaneo californiano che troverà il modo di trasformare i tuoi alluci in antenne, diventando lui miliardario in poche settimane, e tu uno dei suoi milioni di cavie solventi. … Mi hai detto: “È l’evoluzione della specie”. Penso che tu avessi ragione. Di quale specie, però, al momento attuale ancora non abbiamo contezza. La cosa pazzesca è che nella verifica di chimica hai preso sette. Il voto perfetto, secondo me. Sei è risicato, otto è da secchione.”

Questo è uno dei passi più divertenti de “Gli sdraiati” di Michele Serra, una lettura illuminante per chi ha un figlio che si sta affacciando all’adolescenza. Io l’ho letto con grande-mostro un paio d’anni fa e ci siamo fatti delle gran risate cercando le similitudini tra il figlio del narratore e lui.

Quest’anno scolastico si sta concludendo e se ancora è un’incognita l’assegnazione di eventuali debiti, la fatica più grande di mostro-numero-uno nello studio è stata la concentrazione . “Lo studio deve diventare un’esercizio monacale” aveva sentenziato il preside ad inizio anno “i ragazzi devono imparare a studiare lasciando fuori dalla stanza computer, cellulari e tablet” . E’ stata per noi una lotta silenziosa per calibrare fiducia, controllo ed autorevolezza. Comunque la sperimentazione diretta è la ricetta che funziona meglio, se lasciando in sala il cellulare riesce a ridurre il tempo studio e hai più tempo per te … ma la tentazione di avere a portata di mano il cellulare è stato per lui uno sforzo immane!

“Il cervello umano apprende ed elabora una nuova informazione per volta: per quanto siano molto raffinate, le aree cerebrali deputate all’apprendimento non sono in grado di acquisire dati da due o più attività contemporaneamente. Se io interrompo la scrittura di un tema o la comprensione di un’equazione per rispondere a un social, il cervello deve mettere in stand-by il software utilizzato per la scrittura o per l’algebra per attivare il software utilizzato per scrivere sui social. Quando ritornerò a impegnarmi nel compito scolastico dovrò riaccendere il software messo in pausa precedentemente. Questo comporta innanzitutto un aumento dei tempi di apprendimento o di esecuzione dei compiti, fino al 50% in più; la seconda conseguenza è un aumentato rischio, anche qui del 50%, di commettere errori. Inoltre, le informazioni apprese potranno non essere state comprese e analizzate a fondo, momento indispensabile per una buona memorizzazione, e quindi destinate a un precoce oblio. … In questo scenario così diffuso, nel quale molti genitori si sentono impotenti,qualcosa di efficace e utile si può fare. Innanzitutto, una buona notizia: ascoltare musica mentre si studia si può fare senza una riduzione delle performance.  In questo scenario così diffuso, nel quale molti genitori si sentono impotenti,qualcosa di efficace e utile si può fare. Innanzitutto, una buona notizia: ascoltare musica mentre si studia si può fare senza una riduzione delle performance. … A casa si possono organizzare delle pause di un minuto ogni 15 minuti di studio per collegarsi con i propri media device. Molti ragazzi si sentono in ansia se non riescono a connettersi con gli amici, e queste pause sono utili per ridurre questa tensione. Per sostenere questo modello di disciplina è necessario che l’adulto sia presente sempre, anche se in forma discreta. Le regole (un minuto ogni quindici) devono essere espresse con chiarezza dal genitore e non devono essere messe in discussione o modificate con la complicità di una nostra insicurezza o, peggio, da un comportamento incoerente. Se noi ci dimostriamo non coerenti e non fermi nel far rispettare questa regola, siamo i primi a distruggere quei confini che avevamo stabilito con lo scopo di proteggere nostro figlio. In realtà i limiti che fissiamo fanno sentire i nostri ragazzi al sicuro in uno spazio che possono esplorare e vivere in tranquillità.” (da “Il troppo stroppia” , COSTANTINO PANZA, PEDIATRA – Un pediatra per amico 3/2016)

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  • 6 Giugno 2016:
    “Davide Faraone, sottosegretario del Ministero dell’Istruzione (MIUR), a Melog su Radio 24 in merito alla decisione di togliere il divieto di uso degli smartphone in classe.”
    http://www.askanews.it/top-10/il-miur-dice-si-allo-smartphone-in-classe_711828364.htm

    Evidentemente il signor Faraone non ha un figlio adolescente …

    anna 6 Giugno 2016 17:09 Rispondi
  • Lo studio in natura fa emergere tutti i comportamenti innati, gia scritti nel patrimonio ereditario della specie come risposte fisse a stimoli ambientali fissi.

    Oscar1988 25 Agosto 2017 9:45 Rispondi

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